Bimbi. Da sana aggressività a rabbia: il progetto per riconoscerla

Condividi:

La sana aggressività che spinge naturalmente i bimbi che crescono ad esplorare il mondo può trasformarsi in rabbia che, se non gestita e presa per tempo, porterà a problemi psico-sociali nell’adulto. Rilevare indicatori precoci di rischio sulle nuove psicopatologie emergenti in età infantile e in adolescenza, attraverso la somministrazione di test che misurano l’aggressività nei minori è l’obiettivo del progetto di ricerca “La rabbia che non si vede” promosso dal Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web della Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli, presentato ieri nel corso di un convegno.

Durerà due anni ed è svolto in collaborazione con la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) di Roma, e sostenuto da Comunità Incontro Onlus, in collaborazione con la fondazione VALEUR Foundation con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) e della Onlus Tra gioco e realtà.

“Fin da piccoli i bambini apprendono dall’esperienza grazie a un istinto primario che promuove l’esplorazione dell’ambiente e la ricerca di relazioni”, spiega il responsabile del progetto Federico Tonioni, dirigente medico UOC Psichiatria Policlinico Gemelli, Istituto di Psichiatria e Psicologia Università Cattolica. “Questa spinta irrefrenabile rappresenta una sana forma di aggressività, si esprime attraverso il movimento e la capacità di vivere le emozioni, ed è la stessa che induce un bambino a camminare e un adolescente a uscire di casa per la prima volta da solo”. Questa aggressività, però, se non opportunamente “accompagnata” rischia di trasformarsi in rabbia: quella stessa rabbia profonda, che sta alla base di numerose forme di psicopatologia tra gli adolescenti e può esprimersi con una tendenza all’iperattività e alla ribellione o rimanere sottotraccia e, quindi, gestita nel tempo, con la nascita di sintomi psicosomatici, idee ipocondriache, incapacità a intraprendere e a mantenere relazioni con gli altri e abuso di videogame con contenuti violenti. “La rabbia che non si vede – continua Tonioni – riteniamo possa avere un ruolo decisivo anche nei disturbi dell’apprendimento, perché compromette l’autostima e la capacità dei bambini di credere in se stessi, nonostante siano dotati di un nuovo profilo cognitivo”.

Il progetto di ricerca è strutturato attraverso la somministrazione di un test che misura l’uso e le funzioni dell’aggressività. I test sono stati elaborati e differenziati per cinque fasce di età: 0- 2 anni, 3-5, 6-7, 8-10 e 11-14.

In età prescolare, quindi da 0 a 6 anni di età, i questionari verranno somministrati ai genitori. In questa fascia la capacità del bambino di trovare spazio verrà indagata attraverso domande sulla relazione madre-figlio e sulle modalità di gioco.

Nell’età che va dai 6 ai 10 anni il questionario potrà essere somministrato direttamente al bambino e solo laddove non fosse possibile verrà considerato l’ausilio dei genitori. In questa età la gestione della rabbia verrà indagata attraverso domande che sondano la relazione con i pari, il gioco e la tolleranza alle regole. Dagli 11 ai 14 anni verrà osservata la percezione di sé, la percezione delle regole e la socialità.  Ogni domanda del questionario è a risposta multipla e prevede cinque possibilità.

La siglatura del questionario calcola un punteggio totale e due punteggi parziali: uno per l’aggressività e l’altro per la socialità. Tali punteggi sono inseriti in quattro fasce di rischio. Incrociando questi punteggi si otterranno dei rischi bassi, intermedi o alti. Data la precoce età di somministrazione ogni questionario verrà somministrato per almeno due anni consecutivi all’interno del controllo pediatrico di routine da parte dei medici della FIMP di Roma, in modo da poter monitorare l’andamento senza dover necessariamente medicalizzare in età precoce. “Solo laddove per almeno due anni consecutivi dovessimo rilevare un rischio alto o intermedio alto – conclude Tonioni – verranno somministrati altri test e/o interventi clinici per indagare ulteriormente lo stato del bambino. Negli altri casi i bambini continueranno a essere osservati annualmente”.

Il questionario è supportato da una scheda anamnestica uguale per tutte le età, al fine di integrare le informazioni riguardanti il bambino con quelle riguardanti il contesto familiare anche pre-gravidico. È inoltre anonimo: solo il proprio pediatra, attraverso un sistema di numerazione dei questionari, potrà avere accesso all’identità di ciascun assistito.

Articoli correlati

Lascia un commento

*



SICS Srl | Partita IVA: 07639150965

Sede legale: Via Giacomo Peroni, 400 - 00131 Roma
Sede operativa: Via della Stelletta, 23 - 00186 Roma

Nutri&Previeni © 2024