Caffè e ipertensione. Consumatori occasionali a rischio

Condividi:

caffèSecondo quanto suggerito dai risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Hypertension, condotto da ricercatori della Western University e del Lawson Health Research Institute of London, in Canada, per i consumatori occasionali di caffè basta solo una tazzina ad influenzare la diagnosi e l’effetto dei farmaci per la pressione alta.

Lo studio
Il team ha misurato periodicamente la pressione di 13 persone con un’età media di 52 anni e ha dimostrato che astenersi dalla caffeina anche solo per due giorni, fa sì che all’assunzione successiva di caffè, basti una singola tazza per far aumentare la pressione per diverse ore. Inoltre il caffè riduce l’effetto dei farmaci calcio-antagonisti, prescritti ai pazienti con ipertensione per rendere più facile il flusso del sangue.

“Anche solo una quantità relativamente bassa di caffeina ha notevolmente compromesso l’effetto del farmaco alla dose massima raccomandata. Se si voleva superare l’effetto del caffè, si doveva raddoppiare la dose dell’anti-ipertensivo, con un rischio maggiore di effetti indesiderati”, rileva David Bailey, autore della ricerca. Chi consuma caffeina regolarmente risente meno del problema perché sviluppa tolleranza.

Circa il 15% delle persone che bevono caffè, però, lo fa occasionalmente e possono pertanto avere un aumento occasionale acuto della pressione, da tenere in considerazione nel momento in cui ci si appresta a misurarla. Potrebbe portare, infatti, a un eccesso di prescrizione di antipertensivi, con conseguenze sul trattamento. Se si ha in agenda un controllo pressorio, quindi, meglio evitare il caffè nelle precedenti 48 ore.

Articoli correlati

Lascia un commento

*



SICS Srl | Partita IVA: 07639150965

Sede legale: Via Giacomo Peroni, 400 - 00131 Roma
Sede operativa: Via della Stelletta, 23 - 00186 Roma

Nutri&Previeni © 2024