Calano le nascite in Italia. Dal 2010 è trend negativo

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shutterstock_144663542L’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) ‘Come cambia la vita delle donne’ rivela che le donne diventano madri più tardi ed hanno meno figli, aiutate da un maggiore ricorso a metodi contraccettivi e anche la crisi economica ha contribuito a questi cambiamenti.

La fecondità, spiega l’Istat, dopo aver registrato un minimo storico nel 1995, ha visto una lenta ripresa che è durata fino al 2010, dopodiché ha ripreso a diminuire, interessando sia le italiane che le straniere residenti in Italia. La nuova fase di diminuzione – sottolinea l’Istituto – a partire dal 2010 si sta realizzando in un quadro di congiuntura economica sfavorevole che spinge le donne, italiane e straniere, ad avere figli in età adulta. ”La contrazione della fecondità, aggiunge l’Istat, che si protrae ormai da anni, continua inesorabilmente a riverberarsi sul numero di figli: da un lato aumentano le donne con un solo figlio e dall’altro diminuiscono le donne con due o più figli in casa”.

A supportare il trend di minori nascite è l’uso di metodi contraccettivi: In Italia la maggioranza della popolazione adulta, fino ai 54 anni, ne utilizza uno. Più attenti gli uomini con il 65,6% contro il 57,4 per cento delle donne che ricorrono prevalentemente alla pillola.

Le differenze geografiche emergono nettamente: le regioni del Sud (Basilicata, Puglia, Calabria) sono in fondo alla graduatoria con prevalenze più basse di circa 10 punti percentuali rispetto ad altre del Centro-Nord (Liguria, Trento, Toscana). A queste si aggiunge la Sardegna anch’essa in cima alla graduatoria, con una percentuale elevata di ricorso a rimedi contraccettivi, pari al 65,6 per cento. Il livello d’istruzione conseguito assume rilievo nell’adottare o meno metodi anticoncezionali e le disuguaglianze appaiono più marcate tra le donne.

L’utilizzo di almeno un metodo è maggiore tra chi possiede un titolo di studio elevato (70,5 per cento gli uomini e 62,4 per cento le donne tra i 25 e 54 anni) rispetto a chi invece ha conseguito al massimo la licenza di scuola dell’obbligo (rispettivamente 61,6 per cento e 50,8 per cento). Nel Mezzogiorno le giovani donne fino a 24 anni, rispetto alle loro coetanee che risiedono nel Nord del Paese, sembrano esporsi ad un maggior rischio di gravidanza: il 19,5 per cento non dichiara alcuna protezione, a fronte del 10,1 per cento nel Nord-est. tra le persone di 18-54 anni il metodo maggiormente impiegato è il preservativo. Un quarto della popolazione di 15-54 anni ricorre alla pillola anticoncezionale (24,3 per cento) e uno su sei invece ricorre al coito interrotto (17,5 per cento).   In un Paese a forte controllo della fecondità – conclude l’Istat – continua a diminuire il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza sia tra le italiane che tra le straniere.

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