Coliche infantili: alcuni batteri migliorano le condizioni dei bambini

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I probiotici a base di Bifidobacterium animalis, potrebbero essere uno strumento efficace per il trattamento delle coliche nei bambini. Lo suggerisce uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università Federico II di Napoli e pubblicato sulla rivista Alimentary Pharmacology & Therapeutics.

L’eziologia delle coliche nei bambini non è chiara, e di recente è stato suggerito che alla base del disturbo ci sia proprio una disbiosi, quindi un disequilibrio nella composizione della flora intestinale con alti livelli di batteri come Escherichia coli, Clostridium difficile e Klebsiella e bassi livelli di LactobacillusBifidobacterium. La disbiosi potrebbe provocare una disfunzione della mobilità intestinale  e uno sviluppo eccessivo di gas. Un gruppo di ricerca torinese aveva mostrato, in un articolo pubblicato nel 2018, come la somministrazione di un batterio, Lactobacillus reuteri, portasse ad un miglioramento nelle condizioni dei bambini con coliche.

Nel nuovo studio, randomizzato e in doppio cieco, i ricercatori hanno mostrato l’efficacia di un altro ceppo batterico nel ridurre il dolore e il pianto nei bambini. A 40 neonati sono state somministrate delle gocce contenenti Bifidobacterium animalis subsp. Lactis BB-12, una volta al giorno per 28 giorni. Questo intervento ha portato alla riduzione del pianto quotidiano del 50% nell’80% dei bambini, con effetti benefici sulla durata del sonno e sulla frequenza e consistenza delle feci. Effetto osservato solo nel 32% dei bambini che avevano ricevuto il placebo. A ciò è poi associata una maggiore produzione batterica di butirrato, un acido grasso a catena corta prodotto dai batteri intestinali che garantisce la salute della parete intestinale, regola il tempo di transito intestinale, la percezione del dolore, l’asse intestino-cervello e l’infiammazione.

“Il nostro studio fornisce prove dell’importante ruolo che svolge il microbiota intestinale nel contrastare le coliche infantili”, ha affermato Roberto Berni Canani, autore senior dello studio. I risultati, ha poi precisato, sono però limitati esclusivamente al ceppo batterico usato nello studio. Non si sa se altri probiotici avrebbero lo stesso effetto.

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