Diabete e obesità aumentano il rischio per l’Alzheimer !?

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cervelloI risultati di diversi studi suggeriscono che nella malattia di Alzheimer (in inglese Alzheimer Disease – AD) possano essere presenti delle alterazioni del metabolismo del glucosio a livello cerebrale come l’insulino-resistenza, cioè a una ridotta sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina, un disordine che si ritrova anche nel diabete e nell’obesità con complicanze metaboliche.

Partendo dall’ipotesi che l’insulino-resistenza potrebbe essere un fattore predittivo del deficit del metabolismo del glucosio presente nel cervello dei malati di Alzheimer e nelle persone a rischio di AD, alcuni ricercatori americani (Department of Food Science and Human Nutrition dell’Iowa State University – USA) hanno condotto uno studio nel tentativo di verificare se tale deficit potesse in qualche modo evidenziare in anticipo un peggioramento delle funzioni cerebrali cognitive (funzioni della memoria).

Lo studio ha incluso 150 persone senza problemi cognitivi al momento dell’arruolamento, con un’età media di più o meno 60 anni, presenti nel Registro del Wisconsin per la prevenzione e lo studio dell’Alzheimer, cioè un campione generale della popolazione che aveva una storia familiare parentale positiva per AD (almeno uno genitore con AD).

I partecipanti sono stati sottoposti a test cognitivi,  a una tomografia a emissione di positroni (o PET, dall’inglese Positron Emission Tomography –  tecnica di medicina nucleare e di diagnostica medica utilizzata per la produzione di immagini e funzioni delle regioni del corpo) per valutare l’assorbimento del glucosio regionale cerebrale  e a un prelievo di sangue per valutare la resistenza insulinica generale.

Ebbene, si è così dimostrato, in sostanza, che una maggiore insulino-resistenza era associata a un ridotto metabolismo del glucosio globale e a un ridotto metabolismo del glucosio a livello cerebrale regionale (porzioni del lobo frontale, parietale laterale e temporale). E questa associazione era particolarmente evidente nel lobo temporale sinistro, dove era significativamente correlata a performance peggiori della memoria immediata e della memoria ritardata.

Secondo gli autori, questi risultati mostrano che la resistenza all’insulina, una condizione diffusa e sempre più comune nei paesi sviluppati, oltre al diabete e all’obesità complicata, sarebbe anche associata con una significativa riduzione del metabolismo regionale cerebrale del glucosio, un’alterazione che a sua volta può prevedere il peggioramento delle prestazioni della memoria.

Quindi, probabilmente,  auspicano gli autori in conclusione, la media età potrebbe essere il periodo migliore per avviare trattamenti atti a ridurre l’insulino-resistenza nei soggetti obesi o diabetici allo scopo di preservare il loro metabolismo neuronale e le funzioni cognitive. Allo stesso modo si può ipotizzare che le persone con diabete e obesità possano essere maggiormente esposte al rischio d’insorgenza della malattia di Alzheimer.

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