Dieta mediterranea: la migliore ma non usata

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E’ la più salutare, eppure fatica ad arrivare sulle tavole degli italiani, soprattutto delle grandi città. Stiamo parlando della dieta mediterranea. A lanciare il grido di allarme sulla difficoltà di recuperare ingredienti della dieta diventata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco sono chef, operatori dell’agroalimentare e professioni della salute riuniti dagli incontri fieristici di “Roma ExpoSalus and Nutrition, alla Fiera di Roma.

Tra i primi a denunciare una logistica problematica la chef stellata Cristina Bowerman con diverse attività ristorative nella Capitale. “Il problema – afferma la stella Michelin – non è tanto il costo di proporre un menu con prodotti dell’autentica dieta mediterranea, quanto quello della reperibilità e della logistica. Il modello da seguire – sostiene –  deve essere quello dello chef di campagna che ha più facilità a recuperare gli ingredienti avendoli praticamente sul posto, ma allo stesso tempo  bisogna mettere  in condizione anche lo chef delle grandi città con piattaforme logistiche e magari attuando una liberalizzazione dei farmers market, pensando a possibili sgravi fiscali”.

Sotto il profilo nutrizionale Giuseppe Scapagnini, biochimico clinico Università degli studi del Molise e direttore del comitato promotore di Roma ExpoSalus, sottolinea invece che il messaggio di dieta mediterranea “e’ stato svuotato di contenuti, legando il concetto soprattutto al marketing trascurandone i valori nutrizionali e dimenticando di evidenziarli nelle etichette dei prodotti alimentari”.

Gino Sorbillo, pizzaiolo gourmet di Napoli, ricorda soprattutto l’importanza dell’utilizzo di ingredienti che abbiano un’identità territoriale, ma non registra, almeno nel suo caso, gravi difficoltà sulla reperibilità dei prodotti grazie alle nuove tecnologie. Quanto invece alla decisione di adottare la vera dieta mediterranea nella propria proposta culinaria afferma che può costare “circa un 20% in più. Ma molto dipende dalla tipologia di pizza proposta”. Per Sorbillo una buona pizza, rientrante nel regime equilibrato della dieta mediterranea, “non può essere carica di ingredienti e non deve mai superare i due, tre alimenti. “Per una buona pizza – dice – bastano ad esempio un San Marzano schiacciato, un olio cilentano e una bufala a crudo”.

Mentre, per quando riguarda biodiversità e valorizzazione dei prodotti mediterranei Francesca Rocchi di Slow Food segnala la nascita di un presidio di territorio esclusivamente dedicato all’olio extravergine e dedicato solo a uliveti secolari e a olivicoltori che non usano fertilizzanti sintetici o diserbanti.

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