Disturbi alimentazione: sempre più evidente il legame con le malattie autoimmuni

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(Reuters Health) – Sono sempre più chiari i legami tra le disfunzioni del sistema immunitario e i disturbi alimentari. Un grande studio danese condotto su bambini e adolescenti, ipotizza che le anomalie immunitarie e autoinfiammatorie potrebbero costituire in rischio di sviluppare disturbi alimentari, così come chi è affetto da disturbi alimentari presenterebbe un rischio aumentato di ammalarsi di una malattia autoimmune.
“Capire il ruolo che riveste un’alterazione del sistema immunitario nell’eziologia e nella patogenesi dei disturbi alimentari, potrebbe consentire di individuare nuovi bersagli di trattamento”, hanno scritto Cynthia Bulik e colleghi dell’niversità della Carolina del Nord a Chapel Hill, autori del lavoro pubblicato da Pediatrics.

Lo studio
Lo studio ha compreso 930.977 ragazzi (49% femmine) nati in Danimarca tra il 1989 e il 2006, con follow up nel 2012. Una malattia autoimmune o autoinfiammatoria è stata diagnosticata in 25.984 bambini (54% dei ragazzi), un sottogruppo che ha avuto anche maggiori rischi per disturbi alimentari: 36% per anoressia nervosa (AN), 73% per bulimia nervosa (BN), 72% per disturbi alimentari non altrimenti specificati (EDNOS) e 50% per qualsiasi altro disturbo alimentare.
Le malattie autoimmuni, con coinvolgimento gastrointestinale, sono state associate ad un rischio superiore al 74% di anoressia nervosa e di EDNOD superiore al 148%, mentre le malattie autoinfiammatorie hanno aumentato il rischio di EDNOS del 179%. Anoressia nervosa ed EDNOS inoltre sono state significativamente associate con il successivo sviluppo di una malattia autoimmune o autoinfiammatoria. Inoltre, i ragazzi che avevano un genitore con malattia autoimmune o autoinfiammatoria presentavano maggiori probabilità di sviluppare un disturbo alimentare: 13% più elevato per anoressia nervosa, 29% più elevato per bulimia nervosa, 27% più elevato per EDNOS e 19% maggiore per qualsiasi altro disturbo alimentare. Gli autori della ricerca sostengono, inoltre, che alcuni mediatori ambientali non misurabili potrebbero spiegare le associazioni osservate come l’esposizione al fumo o al consumo di certi alimenti o ad aumentati livelli di stress in famiglia.

Fonte: Pediatrics
Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri e Previeni)

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