Fumo: genitori più motivati a smettere se lo chiede il bambino

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(Reuters Health) – I pediatri possono riuscire più facilmente a convincere i genitori dei loro pazienti a smettere di fumare se i messaggi che invitano a farlo sono “trasmessi” dai bambini e si focalizzano sui rischi per la salute come cancro o problemi respiratori. L’evidenza emerge da uno studio condotto dalla University of Pennsylvania.

I ricercatori hanno chiesto a 180 genitori fumatori, che portavano i figli in visita presso il pediatra di libera scelta, di partecipare a un esperimento che prevedeva la classificazione dell’importanza relativa a 26 diversi messaggi concepiti per convincerli a iniziare un trattamento per smettere di fumare.

I messaggi variavano perché includevano bambini, genitori o famiglie e si focalizzavano su cosa potevano ottenere i fumatori dall’abbandono delle sigarette o su cosa potevano perdere continuando, ponendo particolare attenzione su aspetti come salute generale, cancro, malattie respiratorie, figli futuri fumatori o costi finanziari del fumo.

I genitori hanno passato in rassegna diverse varianti di questi messaggi che invitavano a smettere e hanno classificato le opzioni che consideravano “più significative” o “meno importanti”.

Nel complesso, i messaggi con protagonisti i bambini hanno avuto la maggiore risonanza, seguiti dai messaggi che avevano per protagoniste le famiglie. Ultimi si sono classificati i messaggi che avevano protagonisti i soli genitori.

“Probabilmente c’è qualcosa di diverso nel prendere decisioni per la salute della famiglia in quanto genitore rispetto al prendere una decisione per sé stessi”, commenta l’autore principale dello studio, Brian Jenssen, assistente di Pediatria presso la University of Pennsylvania Perelman School of Medicine e pediatra di libera scelta presso il Children’s Hospital di Philadelphia.

Il messaggio preferito dai genitori era: “Smettere di fumare migliorerà la salute del tuo bambino prevenendo malattie respiratorie come tosse, raffreddore e dispnea”.

I partecipanti hanno risposto anche più positivamente ai messaggi incentrati sugli esiti del fumo, come cancro o malattia respiratoria, piuttosto che a quelli che si focalizzavano sull’impatto economico.

La maggior parte dei genitori che ha partecipato allo studio (66,4%) era di sesso femminile, aveva un’adeguata alfabetizzazione sulla salute (51,7%) e una dipendenza da nicotina da bassa a moderata (28,9%). L’età mediana dei bambini era 5 anni e molti di loro (30,6%) presentavano asma nell’anamnesi.

Fonte: Pediatrics
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/NUtri&Previeni)

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