Gravidanza: Citomegalovirus aumenta rischio di leucemia nel nascituro

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Uno studio pubblicato sulla rivista Blood, suggerisce che la leucemia linfoblastica acuta, il cancro del sangue più comune nell’infanzia, ha origini prenatali. Infatti, i bambini che la sviluppano, nella maggior parte dei casi mostrano il triplo di probabilità in più di aver contratto un’infezione da Citomegalovirus quando erano ancora nel grembo materno.

La leucemia linfoblastica acuta
La leucemia linfoblastica acuta, costituisce circa il 25% di tutti i tumori registrati nella fascia di età 0-14 anni e si sviluppa quando il midollo osseo produce troppi globuli bianchi immaturi, con conseguente riduzione della produzione di globuli bianchi e rossi sani e di piastrine. I ricercatori hanno a lungo sospettato che infezioni contratte durante l’infanzia avessero un ruolo nello sviluppo della malattia, ma il nuovo studio è il primo a mostrare prove evidenti a carico del Citomegalovirus (CMV), un virus diffuso a livello globale, appartenente alla famiglia degli Herpesvirus. La maggior parte delle persone che ne sono infettate non sperimentano segni o sintomi di infezione. Tuttavia, se il contagio avviene durante la gravidanza e si trasmette al feto può avere gravi conseguenze nel neonato, come la perdita di udito.

Lo studio
I ricercatori dell’Università della California-San Francisco hanno analizzato campioni di sangue di 268 bambini appena nati che avevano sviluppato leucemia linfoblastica e 270 neonati sani. Ne è emerso che i bambini che avevano sviluppato la malattia avevano 3,71 volte più probabilità di essere già positivi al Citomegalovirus al momento della nascita. I ricercatori sperano che questi risultati possano portare a un vaccino, così da prevenire la trasmissione madre-figlio.

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