Gravidanza: il ruolo dell’invecchiamento degli ovociti

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Le chance di una gravidanza diminuisco in relazione all’invecchiamento degli ovociti. Ma da cosa dipende questo invecchiamento? Dalla progressiva mancanza di ossigeno. A mettere in luce questo meccanismo è uno studio dello Yale University Fertility Center che verrà illustrato al 17/mo Congresso dell’Accademia Internazionale della Riproduzione Umana di Roma.

I meccanismi coinvolti nel processo di invecchiamento ovocitario sono stati a lungo oggetto di ricerca. Il team di Pasquale Patrizio, del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia – Yale University, utilizzando una tecnologia di nuova generazione (Rna deep sequencing e imaging) ha analizzato gli effetti dell’invecchiamento studiando l’espressione genica delle cellule del cumulo ooforo (CC) di pazienti giovani (<35 anni) e di età avanzata (>40 anni) sottoposti a fecondazione in vitro (IVF). Paragonando i trascrittori (l’intero gruppo di Rna prodotti dalle cellule del CC) dei CC individuali si e’ dimostrato una chiara distinzione di espressione genica tra “giovani” e “non più giovani”.

La ricerca ha evidenziato la presenza di 45 geni che sono diversamente espressi tra i due gruppi studiati: questi geni appartengono ai meccanismi dell’adattamento all’ipossia (RORA, NOS2, NR4A3, GLUT4). Nello specifico, essi sono up-regolati, quindi espressi a livelli maggiori, nelle donne di età >40 anni in risposta ad una carenza di ossigeno follicolare in rapporto l’avanzare dell’età. Questi dati, convalidati anche su un successivo gruppo di campioni, ha avvalorato la teoria secondo cui l’ambiente in cui l’ovocita cresce (il follicolo) viene esposto ad una progressiva e cronica deprivazione di ossigeno con il passare degli anni. “Quello che invecchia – sottolinea Patrizio – sono le cellule del cumulo ooforo che
circondano l’ovulo. Questo si viene a trovare in un follicolo invecchiato a causa della mancata irrorazione sanguigna e, deprivato di ossigeno, diminuisce le possibilità di successo riproduttivo”.

Questa condizione di stress induce i follicoli a formare nuovi vasi sanguigni per poter bilanciare la mancanza di ossigeno. Laddove questo processo è impedito, ad esempio per mancata responsività dei recettori dell’ipossia (HIF e VEGF), l’ovocita subisce una maturazione subottimale producendo embrioni con basso successo riproduttivo. L’implicazione clinica di questa scoperta è principalmente rivolta alla formulazione di trattamenti farmacologici atti a migliorare la vascolarizzazione delle ovaie. Inoltre, nuovi protocolli di stimolazione ovarica, volti a minimizzare l’esposizione dell’ovocita all’ambiente ipossico, garantirebbero la raccolta di ovociti con maggiore potenziale di sviluppo.

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