Inglesi lasciano la dieta tradizionale e preferiscono pasta, pizza e frutta esotica

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pastaAddio alla vecchia dieta britannica: i sudditi di Sua Maestà cambiano le loro abitudini a tavola, abbandonando pietanze tradizionali a base di carne e patate, o limitandone il consumo, in favore di pasta, yogurt, pizza e frutta esotica. Crolla anche il consumo di tè. Lo certifica un rapporto del Department of environment, food and rural affairs (Defra), ripreso con un certo scalpore dal Daily Telegraph, ‘bibbia’ della middle class conservatrice inglese.

A pesare – fa eco un altro giornale bandiera dell’isola, il Times – sono fra le altre cose le preoccupazioni di ordine salutista legate al consumo bovino e suino: tanto più sull’onda di allarmi recenti e ripetuti sulle potenziali conseguenze – anche cancerogene – dell’abuso d’insaccati e carni rosse. Ma più in generale si segnala un mutamento dei gusti e dello stile di vita, sullo sfondo di una realtà sempre più globalizzata e ‘contaminata’, che appare evidente confrontando i numeri attuali a quelli di qualche decennio fa. Il rapporto del Defra consente in effetti di verificare passo per passo questo trend, sulla base dell’elaborazione di dati sui costumi alimentari dei britannici dal 1974 in avanti. Si scopre così che il consumo di fegato e altre interiora è precipitato dai 50 grammi per persona a settimana di 40 anni fa a una media di appena 5 grammi nel 2014 o che la presenza delle patate a tavola, un tempo immancabile, si è dimezzata.

Quanto alla frutta, le banane prendono il posto delle tradizionali mele e anche le verdure di una volta sono sostituite sempre più spesso da prodotti d’importazione. Il ricorso a pasta e pizza, orgoglio della cucina mediterranea, è frattanto in crescita costante nel Paese: all’ombra di tricolori italiani più o meno autentici. Si compra e si mangia invece meno pane. Il latte lo si beve ancora, sebbene più scremato, e il vino guadagna punti sulla pur sempre popolare birra. Ma il colpo al cuore della regina arriva dal tè: se nel 1974 ogni buon suddito ne sorseggiava in media 23 tazze alla settimana, oggi – cifre sulle vendite alla mano – si arriva a stento a otto. Sempre alle 5 del pomeriggio, s’intende.

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