Italia, chirurgia pediatrica d’eccellenza: cure e strumenti dedicati sempre meno invasivi

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chirurgia pediatricaLa chirurgia pediatrica in Italia è in progressiva evoluzione. Dall’asportazione delle tonsille al trapianto del cuore, da interventi di ernia inguinale a quelli, delicatissimi, su colonna vertebrale, polmoni o cervello. In Italia si fanno mediamente 70.000 operazioni chirurgiche su bambini ogni anno e sempre più spesso si adottano tecniche mini invasive, ovvero con conseguenze meno pesanti dal punto di vista di dolore, cicatrici, ricoveri. Ma anche terapie con farmaci meno aggressive ed esami meno lunghi.

Centri dedicati
“Nel nostro Paese ci sono 55 centri che fanno chirurgia pediatrica, secondo numeri estrapolati dal programma internazionale Eurocensus 2014 – spiega Alessandro Inserra, direttore del dipartimento chirurgico dell’Ospedale Bambino Gesù – a fare la parte del leone, con ben 28.000 interventi, ovvero un terzo, il Bambino Gesù di Roma, seguito dal Gaslini di Genova e la Chirurgia Pediatrica dell’Università di Padova, il Burlo Garofalo di Trieste e il Meyer di Firenze. Al Sud invece non esistono realtà simili in termini numerici”.

Interventi più frequenti
Tra gli interventi più frequenti tonsillectomie, appendiciti, ritenzioni del testicolo e interventi agli occhi per strabismo, miopia. “Per queste operazioni in passato era previsto il ricovero, oggi si fanno in day surgery, rendendo l’evento meno traumatico per il bambino e per al famiglia”. La riduzione dei tempi di ricovero è solo uno degli aspetti della chirurgia mininvasiva di cui si parlerà in un convegno il 26 e 27 maggio al Bambino Gesù, ospedale in cui, precisa Inserra, “oltre il 50% degli interventi sono realizzati con percorsi di assistenza e cura caratterizzati dal minor impatto possibile dal punto di vista fisico, psicologico e sociale”.

Strumenti ad altissima precisione
Negli ultimi anni, infatti, la messa a punto di strumenti ad altissima precisione hanno segnato il passaggio dal taglio ampio ‘a cielo aperto’ a tecniche ‘minimal access’, ovvero con taglio minimo, o alle operazioni in laparoscopia in cui bastano piccole incisioni per il passaggio di una cannula che contiene gli strumenti manovrati dal chirurgo. In neurochirurgia si è passati dagli interventi a occhio nudo al ‘virtuale’ che permette di trattare epilessia o tumori al cervello tramite Robot riducendo al minimo la ferita. In chirurgia plastica, il lipofilling con cellule staminali del tessuto adiposo oggi sostituiscono il trasferimento del tessuto. Mentre nel campo dell’oculistica, il laser ha preso il posto del bisturi.

Anestesia e diagnosi 
La mini invasività significa però anche terapie farmacologiche con dosaggi e formulazioni specifiche per i bambini e anestesia ‘light’. Anche gli esami diagnostici diventano più facili: la TAC multistrato, ultraveloce e a bassissimo dosaggio di raggi X, ha abbattuto i tempi di acquisizione delle immagini da alcuni minuti a pochi secondi. Infine la stessa organizzazione ospedaliera risponde alle esigenze di basso impatto, grazie a team multidisciplinari con figure diverse che si occupano contemporaneamente del piccolo paziente per velocizzare i tempi.

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