Nel 2020 trattamenti estetici come ‘antistress’: +25%

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Una via di fuga, una valvola di sfogo o anche necessità di prendersi cura di sé: la pandemia è andata di pari passo con una crescita esponenziale della medicina estetica e della chirurgia plastica. Nonostante il Covid, o forse anche proprio a causa di questo, nel 2020 sono “cresciute in modo esponenziale le richieste di trattamenti”, dai peeling al filler, tanto gli interventi sono aumentati del 25% rispetto al 2019. A evidenziarlo sono gli esperti riuniti al 42/mo Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), che si apre oggi a Roma, di nuovo in presenza.

A parlare sono i dati, sia italiani che internazionali. La American Society of Plastic Surgeons ha riportato nei mesi di lockdown un aumento del 64% nelle richieste di sedute valutative per individuare il trattamento da poter eseguire una volta sollevate le restrizioni. Un dato simile è stato osservato dai medici della British Association of Aesthetic Plastic Surgeons, che comunicano un aumento del 70% nelle richieste di consulto. L’Italia non si discosta dal trend e ha registrato un’impennata del 25% rispetto al 2019 degli interventi di medicina e chirurgia estetica. Tra i trattamenti più richiesti i filler nella area labiale (+42%), sugli zigomi (+29%) e il riempimento delle rughe tra naso e bocca (+28%).

“La crescita sottolinea come la medicina estetica abbia rappresentato una valvola di sfogo per tutte le donne, e in qualche caso anche gli uomini, che sono stati chiusi in casa per mesi senza la possibilità di incontrarsi – spiega Emanuele Bartoletti, presidente Sime -. I trattamenti sono stati visti come una possibilità di ricominciare a prendersi cura di se stessi, di volersi bene dopo l’abbruttimento da smart-working” e “hanno rappresentato una fonte di salvezza per la psicologia di molte persone”. La pandemia, inoltre, attraverso l’obbligo di mascherina, ha influenzato anche la cosmesi, conclude Bartoletti, “con la ricerca di principi attivi che possono aiutare l’equilibrio della cute alterato dall’utilizzo quotidiano delle protezioni”.

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