Uno studio su topi condotto dalla Duke University e pubblicato sul Journal of the Federation of American Societies for Experimental Biology dimostra l’esistenza di un collegamento tra l’inquinamento ambientale e il rischio di obesità infantile, ma anche di diabete e altre disfunzioni metaboliche.
La ricerca
Per lo studio i ricercatori hanno selezionato due gruppi di cavie incinte: al primo hanno fatto respirare l’aria di Pechino, tra le più inquinate al mondo, mentre il secondo è stato collocato in un ambiente con aria filtrata. Al termine della gravidanza, i ratti esposti all’inquinamento avevano un peso significativamente più elevato rispetto a quelli tenuti in ambienti con aria pulita. Anche i figli, già a otto settimane d’età, erano più corpulenti. Non solo: stando alla ricerca, dopo soli 19 giorni di esposizione allo smog i polmoni e il fegato delle madri erano più pesanti e con una maggiore infiammazione dei tessuti rispetto alle cavie non esposte; il livello di colesterolo ‘cattivo’ (LDL) nel sangue degli animali era più alto del 50%, i trigliceridi del 47% e il colesterolo totale del 97%. Anche l’insulino-resistenza, un precursore del diabete di tipo 2 era più elevata. Risultati analoghi sono emersi anche per la prole. “Se tradotti e verificati negli esseri umani – osservano gli studiosi – questi risultati supportano l’urgente necessità di ridurre l’inquinamento atmosferico, vista la crescente incidenza dell’obesità nel mondo altamente inquinato di oggi”.