Prevenzione femminile. Le mosse giuste per vivere in salute

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Prevenire è meglio che curare. Un leit motive ricorrente, ma non ancora radicato nella nostra cultura. Quando si parla infatti di salute, e in particolare di prevenzione, le donne, sempre pronte a prendersi cura di quella dei propri cari, spesso trascurano la loro. E dimenticano che l’universo femminile è più esposto alle malattie di quello maschile: l’osteoporosi riguarda una donna su tre, a fronte di un uomo su cinque. Le donne hanno il 20% di probabilità in più rispetto agli uomini di sviluppare disfunzioni della tiroide durante la loro vita. Non solo, le malattie cardiovascolari causano il 48% di tutti i decessi in Europa, di questi il 54% tra le donne. E anche i dati relativi al rischio di ammalarsi di tumori non sono incoraggianti: ogni anno ci sono 365mila diagnosi di tumore, il 48% di queste riguardano le donne.

Insomma, le donne devono fare le mosse giuste per vivere in salute ricordando che, seguire una corretta alimentazione, consumare in modo moderato gli alcolici, non fumare ed eseguire una costante attività fisica sono comportamenti fondamentali, ma da soli non bastano. È la prevenzione l’arma vincente per ridurre il rischio di insorgenza di malattie. A cominciare dal carcinoma della mammella, dell’ovaio e della cervice uterina, tra i principali tumori che interessano la popolazione femminile e che, proprio grazie a strategie preventive quali screening periodici mirati, possono essere diagnosticate precocemente e affrontare con adeguati approcci terapeutici.

Iniziamo con il dire che esistono diverse strategie di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria. La primaria è promossa tra i soggetti sani e ha l’obiettivo di preservare lo stato di salute adottando sani stili di vita. La prevenzione secondaria si basa su screening rivolti a soggetti malati, in una fase iniziale di una data malattia, per poterne eseguire una diagnosi precoce. In ultimo, la terziaria consiste in azioni di monitoraggio di malattie croniche o irreversibili con lo scopo di evitare eventuali complicazioni.

Come suggerito dal Ministero della Salute, ogni fase della vita di una donna richiede azioni preventive, specifiche a seconda dell’età, della storia familiare e dello stile di vita: si va dal vaccino in età pediatrica all’ecografia mammaria e/o pelvica in età fertile e in menopausa.

Per alcune patologie, come il carcinoma ovarico, al secondo posto tra le patologie femminili, è consigliato un programma di screening periodico con ecografia pelvica o transvaginale che consente di eseguire una diagnosi precoce e individuare tempestivamente eventuali anomalie ovariche. Accanto all’ecografia pelvica e transvaginale, per la salute dell’apparato uro-genitale resta fondamentale l’esecuzione, già in giovane età, del pap test con cadenza annuale per individuare precocemente eventuali lesioni della cervice uterina che, altrimenti, potrebbero evolvere in forme tumorali aggressive.

Il tumore al seno, uno dei nemici primari della salute femminile è uno degli esempi migliori dell’importanza dei programmi di screening periodici. “Una diagnosi precoce porta l’80-85 per cento dei casi ad una risoluzione” ha ricordato Alessandra Frioni, biologa specializzata in microbiologia e virologia e area manager Lazio del Gruppo Lifebrain, che annovera una rete di oltre 180 laboratori e centri prelievo convenzionati e privati presenti in 15 regioni italiane. “L’autopalpazione è suggerita già a partire dai 20 anni – ha specificato l’esperta – ma è importante aggiungere un’ecografia mammaria o una mammografia da effettuare regolarmente ogni anno a partire, rispettivamente, dai 30-35 anni e dai 40 anni. Grazie a questi esami diagnostici è possibile evidenziare lesioni molto piccole, non riconoscibili con l’autopalpazione”

Attualmente, esistono il test genetici, come ad esempio quello in grado di identificare specifiche mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 associate al tumore della mammella e dell’ovaio. È, tuttavia, importante precisare, prosegue l’esperta, che si tratta di un test di suscettibilità e non diagnostico che, pertanto, suggerisce la predisposizione a sviluppare o meno il tumore. In questi casi, il supporto di un’adeguata consulenza oncogenetica può aiutare la donna che valuta la possibilità di sottoporsi al test a comprenderne prospettive e limiti per potere fare una scelta consapevole.

Inoltre, il dosaggio dei marcatori tumorali, molecole prodotte in concentrazioni elevate nel sangue, nelle urine e in altri fluidi corporei in presenza di specifiche neoplasie, può essere un valido strumento per la diagnosi, la prognosi e l’identificazione di eventuali strategie terapeutiche. Ma su questo fronte, ha specificato la dottoressa Frioni “è importante sottolineare che un marcatore da solo non ha significato. Va letto insieme a tutti gli altri dati, inserito nella storia clinica della singola persona e verificato nelle eventuali fluttuazioni”.

Altra condizione che può interessare la popolazione femminile in età fertile è l’infertilità. Oggi la diagnostica di laboratorio può offrire strumenti, sia all’uomo che alla donna, adeguati a identificare le eventuali cause, ormonali, infettive, genetiche e/o morfologiche, che possono impedire di concepire o di portare a termine una gravidanza. Tra le indagini genetiche a disposizione in questo ambito, la ricerca dei polimorfismi del gene MHTFR associati alla trombofilia, un disturbo caratterizzato da un’alterazione della coagulazione del sangue che impedisce l’evoluzione della gravidanza.

Tirando le somme la formula giusta per il benessere al femminile è, dunque, una combinazione di screening di prevenzione mirati, costante attività sportiva e corretta alimentazione. Queste ultime due azioni assolutamente da non trascurare: l’alimentazione da sola apporta all’organismo elementi essenziali di cui ha bisogno, come il ferro; insieme all’attività sportiva stimola il deposito di calcio nelle ossa, fondamentale per prevenire l’osteoporosi, patologia che interessa tipicamente le donne più mature.

 

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