Quale latte artificiale scegliere? I consigli del pediatra

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allattamentoCome raccomandato dai pediatri, il latte materno è il miglior alimento per la nutrizione dei più piccoli, ma qualora venisse a mancare si può intervenire con un latte artificiale. Ve ne sono di diversi tipi.

“Il latte della mamma è sufficiente da solo a soddisfare tutte le esigenze nutrizionali del bambino fino ai 6 mesi di età, quando ad esso andranno aggiunti altri alimenti (pappe, frutta e altro) per il completamento dei fabbisogni. Quando manca, è consigliato somministrare un latte formulato in modo che sia il più possibile simile al latte umano. Questa formula ha come base il latte vaccino, integrato con vari nutrienti (vitamine, minerali, grassi), proprio per renderlo adatto alla nutrizione del bambino”.

A ricordarlo il pediatra Claudio Maffeis, dell’Università di Verona, che approfondisce nel dettaglio la composizione di formule di latte tra le quali il latte di crescita, indicato dopo l’anno di vita.”Esistono varie formule – spiega Maffeis – che appartengono a tre categorie: latte 1, 2 e 3.
Il latte 1 è quello la cui formula è più simile al latte umano ed è indicato dalla nascita ai 6 mesi (anche se può essere somministrata anche dopo questa età).
Il latte 2 ha una composizione intermedia tra quella del latte 1 ed il latte vaccino ed è indicata dopo i sei mesi. Infatti dopo i sei mesi di vita il piccolo ha raggiunto un livello di maturità dell’apparato digerente tale da permettere un’ottima tollerabilità anche di una formula lattea meno ‘perfezionata’ come quella del latte 2.
Infine il latte 3 o latte crescita è indicato dopo i 12 mesi di vita. Questa formula è ancora più vicina a quella del latte vaccino, da cui si differenzia principalmente per tre caratteristiche: il contenuto di proteine (minore), vitamine (soprattutto vitamina D), e minerali (soprattutto il ferro)”. “Le formule odierne sono molto perfezionate rispetto al passato e vengono costantemente aggiornate sulla base delle nuove evidenze scientifiche. Ovviamente i prodotti di ciascuna delle tre categorie presentano delle differenze legate alle scelte delle diverse aziende che li commercializzano, pur rispettando gli ambiti di composizione fissati dalle normative di legge – aggiunge – ad esempio contengono diversi tipi di prebiotici o probiotici, di acidi grassi a lunga catena, con differente rapporto omega3/omega 6, differenti profili aminoacidici. Questo al fine di migliorare sempre il prodotto, per offrire il massimo di questo alimento al bambino”. “Il latte, quando assunto nella quantità adeguata, copre da solo buona parte del fabbisogno proteico (dal 100% a 6 mesi al 20-80% circa a 3 anni, in base al tipo e alla quantità di latte) – ricorda Maffeis – per evitare di somministrare al bimbo troppe proteine è bene utilizzare, qualora il latte materno venga a mancare, formule di latte a contenuto proteico più simile a quello del latte materno e non il latte vaccino (che contiene quasi 4 volte più proteine del latte umano) sino ad almeno il compimento del primo anno e, laddove la dieta del bambino non fosse ritenuta dal pediatra equilibrata perché troppo ricca di proteine, può essere opportuno non utilizzarlo come fonte lattea principale anche nel secondo anno di vita”.

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