Semi di albicocca e tumori: l’allarme dell’EFSA

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Rolando Alessio Bolognino Biologo Nutrizionista
Rolando Alessio Bolognino
Biologo Nutrizionista

Da molti decenni i semi di albicocca vengono utilizzati nelle terapie complementari nella lotta contro il tumore. Le proprietà anticancro dei semi di albicocca sono dovute al contenuto di vitamina B17, anche conosciuta come amigdalina o nitriloside, che esprime la propria azione contro la cellula tumorale sprigionando cianuro.

L’amigdalina, C20H27NO11, D(-)-mandelonitrile-β-D-gentiobioside, è il più importante dei glucosidi cianogenetici, cioè capace di liberare cianuro, inizialmente isolato dai semi dell’albero Prunus dulcis, (denominate anche mandorle amare) e contenuta nei semi di diverse Rosacee e specialmente in gran quantità nelle mandorle amare, in ragione del 2,5-3,5% (quelle dolci ne contengono solo tracce), nei noccioli di pesco (2-3%), albicocco (1%), susino (0,9%), ciliegio (0,8%), melo (0,6%), lauroceraso ecc….

Anche se conosciuta ed utilizzata da più di 2000 anni in Cina e Persia in occidente primi studi scientifici sono stati eseguiti intorno agli anni 1830 dai chimici francesi H.E. Robiquet e A.F. Boutròn Charlard, che isolarono per la prima volta l’amigdalina purificandola in cristalli. Pochi anni dopo gli scienziati Von Liebig e Woehier, scoprirono che la vitamina B17 poteva essere scomposta da uno specifico enzima in ioni-Cianuro, Benzaldeide e Glucosio.

Intorno al 1850 venne descritto il primo caso di terapia metabolica con vitamina B17 per la cura del cancro, ad opera del medico russo Dr. Th. Inosmetzeff. La terapia era stata eseguita su un malato oncologico ventenne e la terapia era consistita in 46 grammi di Amigdalina somministrata per 3 mesi; il grande medico russo aveva curato anche una donna di 48 anni, con estese metastasi da cancro ovarico, e questa donna, nel 1845, risultava essere ancora viva dopo ben 11 anni dalla terapia metabolica con Amigdalina. Non venne dichiarata nessuna reazione di tossicità.

Il secolo successivo, intorno agli anni 1950, il biochimico statunitense dr. Ernst Krebs jr, (che già intorno al 1940 aveva studiato la vitamina B15 o acido Pangamico) riprese gli studi sull’amigdalina, (vit. B17) intrapresi da suo padre Ernst T. Krebs Sr., all’inizio degli anni ’30 nella cura sul tumore.

Dopo averla fatta bollire, evaporare in alcool, e decantare in piccoli cristalli bianchi, la battezzò come Laetrile, acronimo della parola “LAEvomandeloniTRILE-glucoside (equivalente all’Amigdalina naturalmente contenuta nei semini amari della frutta, con l’unica differenza di una molecola in meno di glucosio).

Krebs scoprì che il composto reagisce all’enzima Beta-glucosidasi. Affermò che quest’ultimo è caratteristico di molti tumori, ed è praticamente assente nelle cellule sane; in tale reazione, l’enzima scinde l’innocua vitamina B17 in due potenti veleni:”ioni-Cianuro”e “Benzaldeide”.

Secondo la teoria del dr. Krebs la vitamina B17 in presenza di cellule malate, agirebbe sprigionando cianuro, in grado di distruggerle inducendo una simil-apoptosi. Viceversa, le cellule sane contengono un altro enzima, la Rodanese, il quale è presente nelle cellule in quantità inversamente proporzionale alla Beta-glucosidasi; se la B17 entra in contatto con le cellule sane, la Rodanese neutralizza gli ioni-Cianuro e ossida la Benzaldeide. I due prodotti di derivazione così ottenuti, il Tiocianato e l’acido benzoico, sono invece addirittura benefici per il nutrimento delle cellule sane; l’eventuale eccesso di tali prodotti secondari viene eliminato per via urinaria.

Intorno agli anni 1960 il Prof Marco Tasca, Primario del Reparto Radiologico dell’Ospedale Civile di Sanremo, sottopose ventuno pazienti italiani terminali (3 seminomi, 4 tumori della mammella, 1 all’utero, 2 alla laringe, 7 al polmone, 1 all’ esofago, 2 allo stomaco, 1 linfoma di Hodgkin) a terapia con Laetrile, mediante iniezioni intramuscolari, riscontrando buona tolleranza al farmaco, miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti per tutto il periodo di cura, e con ripresa della patologia neoplastica soltanto dopo un mese, in media, dalla definitiva sospensione della terapia.

Tuttavia il rischio di tossicità negli anni ’70 venne rivalutato ed attualmente è vietata per legge tale procedura terapeutica ospedaliera per danni alla catena respiratoria mitocondriale da cui può esitare in insufficienza respiratoria e morte nei soggetti più fragili.

Tuttavia, ad ondate, i consigli di utilizzo dei semi di albicocca nelle cure complementari o alternative al cancro tornano a farsi sentire con forza ed oggi è possibile acquistare ed autosomministrarsi alte dosi di vitamina B17, prendendo i semi e la posologia su un qualsiasi sito internet.

L’EFSA, ente europeo per la sicurezza alimentare, ha diramato una nota a seguito di studi portati a termine dai propri esperti scientifici : “Gli studi evidenziano che un quantitativo compreso tra 0,5 e 3,5 milligrammi (mg) di cianuro per kg di peso corporeo può essere letale. Il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare ha stabilito un limite di sicurezza per l’esposizione occasionale (nota come “dose acuta di riferimento” o “DAR”) di 20 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. Ovvero 25 volte meno della più bassa dose considerata letale. Sulla base di tali limiti e dei quantitativi di amigdalina normalmente presenti nei semi di albicocca crudi, gli esperti dell’EFSA stimano che gli adulti possano consumare un quantitativo pari a tre semi piccoli di albicocca (370 mg), senza superare la DAR. Per i bambini piccoli il quantitativo sarebbe 60 mg, equivalente a circa mezzo seme piccolo. L’avvelenamento da cianuro può causare nausea, febbre, mal di testa, insonnia, sete, letargia, nervosismo, dolori di vario genere ad articolazioni e muscoli, oltre a caduta della pressione arteriosa. In casi estremi può essere fatale”.

Questo non deve però far prendere le distanze dal consumo delle albicocche, frutto estivo ricco di acqua (85%), sostanze nutritive e di vitamine, soprattutto carotenoidi, vitamina A e C, che lo rendono un potente antiossidante naturale, proteggendo dall’inquinamento atmosferico e potenziando le difese immunitarie. Il suo consumo stimola la produzione di melanina (favorisce l’abbronzatura e protegge la pelle dai raggi solari) e migliora la capacità visiva e rinforza le ossa e i denti.
E’ alta la presenza di minerali come potassio, fosforo, sodio, ferro e calcio.
Nella polpa si trova anche la presenza di sorbitolo, utile nel rimedio contro la stipsi.
Tre albicocche contengono 3 grammi di fibra, pari al 12% del fabbisogno giornaliero e circa 50 calorie in totale. Le albicocche sono quindi utili per dimagrire e tenere sotto controllo l’iperglicemia.

Di Rolando Alessio Bolognino
Biologo Nutrizionista

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  • Tabella INRAN

 

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