Sport: farlo nel pomeriggio è meglio

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Gli orari in cui si pratica lo sport sono molti e diversi. C’è chi si alza un paio di ore prima al mattino e chi va in palestra in pausa pranzo o a correre dopo il lavoro, spesso con criteri di praticità individuali, “ma numerosi studi dimostrano che il momento della giornata in cui ci si allena è determinante, ed è nel pomeriggio che si ottengono le performance migliori”. E’ emerso dal convegno “Sport, Salute e Alimentazione” nel corso della presentazione di Agemony.com, il portale per “l’invecchiamento di successo” e contro le fake news presso la Sala Rossa delle Piscine del Coni a Roma.

“Le ricerche – spiega Massimo Spattini, Specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Medicina dello Sport, Certified in Anti-Aging & Regenerative Medicine (Abaarm – USA) e direttore scientifico di Agemony – evidenziano che i tempi di reazione presentano un picco nel tardo pomeriggio quando la temperatura corporea è più alta e per ogni grado Celsius (°C) di aumento di calore corporeo, la velocità di conduzione nervosa aumenta di 2,4 m/sec il che potrebbe spiegare i migliori tempi di reazione agli stimoli, sia uditivi che visivi”. Inoltre la mobilità articolare, la forza ‘esplosiva’ e quella ‘massimale’ raggiungono il livello più alto tra le ore 16 e le 18″.

Sempre nel pomeriggio “le capacità metaboliche come consumo di ossigeno, ventilazione polmonare, e portata cardiaca raggiungono la massima efficienza” e “anche la resistenza ad un lavoro ad alta intensità e la capacità di produrre lattato sono più elevate”.

Dati confermati anche da uno studio dell’Università di Birmingham condotto su 20 giocatrici di hockey e pubblicato sulla rivista Current Biology per cui le prestazioni atletiche variano del 26% nell’arco della giornata e che il momento migliore è il tardo pomeriggio.

“Ovviamente – specifica Spattini – l’orario è solo una delle variabili che concorrono alla performance: costanza, motivazione, concentrazione, riposo, alimentazione, integrazione sono altrettanti fattori che possono rendere il ritmo circadiano (in cronobiologia periodo con cui si indicano le 24 ore) trascurabile. E’ vero però – conclude – che in alcune specialità, se gli atleti gareggiano in emisferi diversi dal proprio, è previsto un allenamento specifico all’ora del luogo di destinazione per abituare l’organismo al diverso fuso orario”.

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