(Reuters Health) – Le gestanti che hanno avuto una febbre superiore ai 37 gradi nel corso del secondo trimestre di gravidanza, specialmente se con più episodi, correrebbero un rischio maggiore del 40% di dare alla luce un bambino che soffre di disturbi dello spettro autistico (ADS). È quanto ipotizza uno studio coordinato da Mady Hornig della Mailman School of Public Health della Columbia Universitydi New York. La ricerca è stata pubblicata su Molecular Psychiatry.
Lo studio
I ricercatori americani hanno analizzato i dati relativi a 95.754 donne comprese nel Norwegian Mother and Child Cohort Study, che ha seguito le donne in gravidanza norvegesi e i figli nati tra il 1999 e il 2009. L’effetto evidenziato sarebbe stato anche dose-dipendente, nel senso che le donne che avevano avuto tre o più febbri in gravidanza dopo il primo trimestre avevano una probabilità di più del 300% di avere un figlio con sindrome dello spettro autistico. Nessuna delle donne che aveva usato ibuprofene per trattare la febbre, però, avrebbe dato alla luce bambini diagnosticati in seguito con ADS, anche se il ristretto numero di donne che hanno utilizzato questo antiinfiammatorio rende il dato non proprio certo. Mentre non ci sarebbe stata differenza nell’aumento del rischio tra le madri che hanno assunto paracetamolo.
Le conclusioni
Una limitazione dello studio è dovuta al fatto che i ricercatori non hanno valutato i motivi per cui insorgeva la febbre, come le infezioni microbiche. Ma dal momento che la febbre è causata da un’infiammazione acuta, la differenza nel rischio di avere un bambino con ASD è coerente con l’idea che un’esposizione più prolungata del feto a un ambiente infiammatorio possa provocare un’alterazione a livello cerebrale. “Ciò che è particolarmente importante nei nostri risultati è che rafforzano le prove a favore di un percorso specifico dell’autismo e che potremmo essere vicini a comprendere come ridurre o prevenire in sicurezza alcuni risultati”, spiega Mady Horning. “Questo è uno studio molto importante che fa luce su quelli che potrebbero essere dei fattori di rischio dell’ASD”, dichiara Geraldine Dawson, che dirige il Duke Center for Autism and Brain Development a Durham, in North Carolina. Tuttavia, ha precisato l’esperta che non era coinvolta nello studio, “gli studi fatti finora non sono coerenti tra loro e dunque abbiamo bisogno di indagare meglio questi aspetti”. Inoltre, secondo Dawson, è importante sottolineare che la febbre e le terapie per abbassarla non sono la causa dell’autismo, ma solo dei potenziali fattori di rischio.
Fonte: Molecular Psychiatry
Cheryl Platzman Weinstock
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri&Previeni)