Cardiopatici: occhio ai famaci a base di erbe

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(Reuters Health) – E’ tutta italiana la ricerca che mette in guardia i cardiopatici dall’utilizzo di integratori a base di erbe e fitoterapici in generale ed è stata pubblicata sul Journal of American College of Cardiology. Dal cardo all’olio di lino fino all’astragalo e al Ginko biloba ecco il parere made in Italy degli esperti. Secondo quanto riportato dai ricercatori italiani sul Journal of American College of Cardiology, infatti, i farmaci a base di erbe offrirebbero più rischi che benefici, alle persone con malattie cardiache. Secondo una recente stima, negli Stati Uniti, una persona su cinque ammette di aver assunto integratori o prodotti dietetici a base di erbe ad un certo punto della propria vita, e questo potrebbe essere motivo di preoccupazioni per i medici, specie quando ad assumerli sono i cardiopatici.

Lo studio
A conferma Graziano Onder dell’Ospedale Gemelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e colleghi hanno esaminato le prove per la sicurezza e l’efficacia di integratori a base di erbe per le persone con malattie cardiovascolari, e per nessuno di questi sono emerse prove evidenti e convincenti di alcun beneficio se usato in persone con malattie cardiache. Si notava – precisano i ricercatori – una limitata evidenza di possibili benefici dell’olio di lino, del cardo mariano, dei semi d’uva, tè verde, biancospino, aglio e soia. Tuttavia, queste deboli evidenze d’efficacia venivano limitate dalle prove di un elevato rischio di interazioni con i farmaci per il cuore, specie per tè verde, biancospino e aglio. Inoltre, tra gli altri farmaci a base di erbe di uso comune, non è emersa alcuna prova o evidenza di beneficio dell l’astragalo. Il ginseng asiatico ha mostrato sia benefici che un elevato rischio di interazione con farmaci per il cuore, e il Ginkgo biloba ha evidenziato sia effetti collaterali potenzialmente gravi che un elevato rischio di interazioni con i famaci per i cardiopatici. E ancora, un certo numero di altri farmaci a base di erbe, come mirtillo, sambuco europeo, goldenseal, radice di liquirizia, salvia miltiorrhiza e iperico hanno evidenziato interazioni significative con i farmaci da prescrizione comunemente usati per trattare le malattie cardiache, tra cui warfarin, diuretici, aspirina e altri anticoagulanti. Secondo Onder,  i pazienti cardiopatici dovrebbero informare subito il medico quando decidono di assumere un preparato a base di erbe, anche se i medici possono non essere a conoscenza di molti di questi effetti negativi. “Finora, nella maggior parte dei paesi occidentali, lo studio della medicina alternativa non è radicato nelle facoltà di medicina – ha detto Onder – Pertanto, è necessario che i medici migliorino la loro conoscenza sulle erbe medicinali per valutare adeguatamente le implicazioni cliniche relative al loro uso”.

J Am Coll Cardiol 2017
By Will Boggs MD

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Nutri&Previene)

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