Crisi dell’uomo nel terzo millennio. Prime esperienze sessuali vissute su internet

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Nella Giornata internazionale dell’uomo, ieri, il professor Carlo Foresta, che con la sua equipe padovana studia da anni i problemi legati alla sessualità maschile, ha rivelato, presentando una nuova ricerca, che l’uomo del terzo millennio è in crisi in tutte le fasce di età, giovani compresi: un disagio che coinvolge aspetti comportamentali, sociali e relazionali.

Secondo Foresta i giovani, figli di una civiltà che ha modificato negativamente l’ambiente, hanno subito modificazioni del sistema endocrino riproduttivo e sessuale. La stessa chiave di lettura può essere utilizzata, secondo l’esperto, per valutare l’impercettibile ma significativa riduzione della lunghezza del pene dei giovani ventenni e la riduzione della distanza ano-genitale che si determina quando gli ormoni testicolare sono più bassi o funzionano meno.

I giovani sono inoltre figli di una società profondamente cambiata nella sua strutturazione: sono di frequente figli unici, figli di genitori anziani, figli di genitori separati. La conseguenza di queste modificazioni è alla base di un isolamento familiare sostituito da internet. Persino le prime esperienze sessuali e in molti casi la continuità di queste esperienze si realizza e si consuma attraverso la multimedialità delle proposte.

Dal raffronto tra la frequenza dei disturbi sessuali dichiarata nel 2016 da 1.000 ventenni rispetto allo stesso numero di coetanei intervistati nel 2005, affiora una elevata percentuale di ragazzi che si ritengono scarsamente interessati alla sessualità reale e la frequentazione della pornografia in internet può essere uno dei motivi determinanti, a giudizio dell’equipe di ricercatori, per spiegare questo fenomeno.

L’idea-simbolo di uomo forte, invulnerabile, privo di debolezze, sembra essere uno dei maggiori responsabili, per Foresta, della pesante differenza di genere nei tassi di suicidi. Il numero dei maschi che si tolgono la vita è circa 3-4 volte più elevato rispetto a quello delle donne. Questa analisi ha indotto la Fondazione Foresta, in collaborazione con alcuni psicoterapeuti, a creare dei punti di ascolto.

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