Focus/ Sole e vitamina D. Sei bambini su dieci hanno una carenza

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Fondamentale a tutte le età, in Italia 6 bambini su 10 ne sono carenti. Importante per prevenire malattie scheletriche come il rachitismo, facilita anche l’assorbimento del calcio, regalando lunga vita alle nostre ossa, ma perché svolga in modo adeguato la sua attività la condizione sine qua non è l’esposizione alla luce solare. Il nostro corpo, infatti, non la produce e la dobbiamo assumere dall’esterno, attraverso la dieta ma soprattutto con l’esposizione solare. La vitamina D è “un ormone che si forma quando ci esponiamo ai raggi del sole e che una volta entrato nell’organismo viene attivato a livello epatico e renale”, spiega Giuseppe Saggese, professore ordinario di Pediatria all’università di Pisa. Cosa fare per raggiungere i livelli appropriati di vitamina D nei più giovani? Ecco alcuni consigli dell’esperto, a partire da quando il bambino è ancora nella pancia della mamma.

In gravidanza
“È importante che anche la gestante abbia corretti livelli di vitamina D – spiega il pediatra – In caso contrario può procurare danni a se stessa e al feto”. La carenza di vitamina D è infatti un fattore di rischio per la preeclampsia e può provocare problemi al nascituro come basso peso o mineralizzazione alla nascita.

Durante il primo anno di vita
La vitamina D previene il rachitismo e nei primi 12 mesi di vita, quando il bimbo è troppo piccolo per essere esposto al sole, “è una buona pratica supplementare la vitamina D con integratori. In questo caso occorre rivolgersi al proprio pediatra: chi fa uso di latte artificiale, per esempio, già lo assume almeno in parte. La dose consigliata è di 400 unità al giorno”.

Nel resto della vita
“Ci sono alcuni alimenti che contengono vitamina D, come il pesce grasso, ma la sua presenza è trascurabile perché occorrerebbe mangiarne in grandissime quantità – spiega l’esperto – La fonte principe di vitamina D sono i raggi solari”. E non serve essere amanti dell’abbronzatura: basta esporre gli arti per una mezz’ora due o tre volte la settimana, evitando la fascia oraria che va da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio, quando i raggi sono più violenti. Per raggiungere l’obiettivo “basta che i bambini escano a giocare fuori, mentre soprattutto gli adolescenti passano molto tempo chiusi in casa di fronte al computer”, sottolinea il pediatra.

Alimentazione
Se è vero che l’alimentazione è ininfluente per sintetizzare vitamina D, diventa invece un fattore importante affinché l’ormone possa svolgere la sua funzione di facilitatore nell’assorbimento di calcio. “I bambini dovrebbero fare colazione con una bella tazza di latte e mangiare occasionalmente formaggi e latticini – osserva Saggese – In questo modo introducono nel loro corpo il calcio che, grazie alla vitamina D, viene assorbito dall’organismo e contribuisce alla buona salute delle ossa durante tutta la vita”.

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