Infezioni respiratorie recidivanti per 1 bambino su 4

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Colpiscono un bambino su 4 nel primo anno d’età e uno su 5 tra gli 1 e i 4 anni. Sono le infezioni respiratorie recidivanti (Irr), un disturbo cui la popolazione pediatrica è particolarmente esposta per via dell’immaturità del proprio sistema immunitario. Si calcola che di anno in anno il numero di episodi si riduca del 20% fino a normalizzarsi dopo il sesto anno di vita. Le infezioni delle alte vie respiratorie sono per esempio faringiti, tonsilliti o tracheiti, mentre quelle delle basse vie sono bronchiti o broncopolmoniti.
“Questo genere di infezioni sono frequentissime in età pediatrica, ma mostrano stanno crescendo anche nell’adulto e nella terza età”, spiega Roberto Walter Dal Negro, pneumologo e responsabile del Centro nazionale di studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia respiratoria di Verona.
Ogni anno le infezioni respiratorie recidivanti provocano in Italia 8.000 decessi, l’80% in over65. Nel 2017 nel nostro Paese si sono registrati oltre 5 milioni di contagi.“Le Irr sono soprattutto di origine virale, gli agenti batterici rappresentano nella maggior parte dei casi una complicanza successiva – continua l’esperto – Dal punto di vista dei costi, l’impatto è soprattutto sulle famiglie, che spendono circa 250 euro all’anno (contro i 62 del servizio sanitario) per queste patologie. Parte di questa cifra è legata all’assenteismo lavorativo o scolastico”.

Quali rimedi
“Il ricorso a antibiotici e corticosteroidi è eccedente e inappropriato nella maggior parte dei casi”, sottolinea Dal Negro.
In fase acuta, infatti, la preponderanza di un’eziologia virale (nell’80% dei casi) rende inopportuno il ricorso alla terapia antibiotica. Per contrastare il recidivare degli episodi di Irr è previsto, anche se non validato in modo definitivo dalla letteratura, l’uso dei cosiddetti immunostimolanti, biologici o di sintesi.“Negli ultimi decenni si è assistito a un progressivo incremento dell’impiego delle cosiddette medicine complementari, soprattutto in età pediatrica, dove l’omeopatia è l’opportunità terapeutica più utilizzata – aggiunge Francesco Macrì, specialista in pediatria, vicepresidente della Società italiana di Omeopatia e Medicina integrata e segretario del Gruppo di studio sulle Medicine complementari della Società italiana di Pediatria – Rispetto alla medicina convenzionale, l’approccio al problema delle infezioni respiratorie recidivanti in omeopatia è sicuramente più articolato, mirato da una parte al controllo dei fattori favorenti (mutuato dalla medicina ufficiale), dall’altra a sfruttare la risposta individuale del paziente”.

La medicina complementare
“In generale – ha proseguito Macrì – i medicinali omeopatici offrono diversi vantaggi, che li rendono particolarmente adatti per un trattamento terapeutico nei bambini, così come in tutte le fasce di età: infatti, per le diluizioni che li caratterizzano, non presentano effetti indesiderati o tossici, né rischi di interazione farmacologica con altri medicinali. Inoltre, l’omeopatia è particolarmente appropriata nel trattamento delle infezioni delle vie aeree: l’organismo umano è costituito da una complessa rete biologica dotata di funzione adattativa e agisce per mantenere l’equilibrio attivando nel suo interno i sistemi immunitario, metabolico, endocrino, infiammatorio e neurologico. Si tratta di sistemi che l’omeopatia induce a stimolare per affrontare gli episodi acuti, differentemente dalla terapia convenzionale che si dedica al contrasto nei confronti degli agenti infettivi e alla soppressione della reazione infiammatoria”. In fase acuta il prodotto omeopatico può essere utilizzato da solo, oppure in affiancamento alla medicina convenzionale. “Esistono studi che dimostrano come, in un setting in cui si usa la terapia omeopatica, ci sia una riduzione significativa dell’uso di antibiotici – conclude Macrì – Un lavoro del 2018 evidenzia un 22% in meno nel Regno Unito. In generale, in caso di insuccesso, come del resto può accadere con qualsiasi trattamento terapeutico, la terapia omeopatica va sospesa dopo un ragionevole periodo e si rende necessario un nuovo consulto medico”.

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