Insetti da mangiare: ok dall’Efsa di Parma

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Le larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, meglio noto come tarma della farina, sono un alimento sicuro. Lo afferma l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel suo primo parere scientifico su un insetto come “nuovo alimento”. Con la nuova procedura per i cibi non consumati prima del 1997 (i “nuovi alimenti”, appunto), significa via libera in tutta l’Ue. Entro sette mesi la Commissione dovrebbe presentare una proposta in tal senso da far approvare ai paesi membri.

Prima del 2018, la licenza per commercializzare grilli, larve e locuste a tavola era nazionale, con mercati di nicchia ben radicati in Belgio, Olanda, Danimarca, Finlandia e Regno Unito, quando faceva parte dell’Ue. Oggi l’autorizzazione vale per tutti, anche per i mercati del Sud Europa, dove la preferenza dei consumatori è tutta da verificare. Secondo un sondaggio realizzato da Coldiretti, “il 54% degli italiani considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale”. Il parere adottato oggi risponde alla domanda di un’azienda francese, che ha proposto un processo di produzione per le larve delle tarme per venderle intere come snack, o in polvere, come ingrediente di biscotti, barrette proteiche, piatti pronti a base di legumi e a base di pasta.

Attualmente l’Efsa sta valutando 10 domande sugli insetti come alimenti, mentre quattro sono in coda, nella fase dei controlli preliminari a carattere amministrativo. Si tratta solo di una piccola parte, “circa il 10%” delle “quasi 160 domande ricevute dal 2018 a oggi sui nuovi alimenti”, spiega all’ANSA Andrea Germini, che guida il team per i nuovi alimenti dell’Autorità con sede a Parma. Si va dai grilli, locuste e cavallette essiccati, interi o macinati, a prodotti e derivati di larve di mosche, fuchi e coleotteri. Al momento, molti progetti riguardano le tarme della farina, le più ricercate. C’è un mercato che guarda agli insetti come fonti di proteine di qualità a basso costo e dall’impatto ambientale contenuto.

La “sostituzione delle fonti tradizionali di proteine animali” è una “tendenza generale che emerge dall’osservazione delle domande ricevute”, conferma Germini. I numeri più grandi, racconta, non li fanno gli insetti, ma le “proteine di origine vegetale, da alghe o funghi, o altre fonti che non sono mai state considerate per usi alimentari prima e con cui si possono soddisfare quella che gli operatori evidentemente vedono come un’esigenza del mercato europeo”.

Manca la carne ‘coltivata’ in vitro. “Dato il clamore su questo tipo di prodotti ci aspettavamo di ricevere delle domande, invece l’unica proposta di coltura cellulare riguarda una mela”, dice Germini. Che vede anche “un certo interesse su alcuni zuccheri rari e per altri prodotti da usare come sostituti dello zucchero”. Dal 2018 Efsa ha ricevuto 156 domande, quando negli anni precedenti a contarle bastavano le dita di una mano. Oltre ottanta analisi sono in corso e una quarantina di nuovi alimenti stanno per entrare o sono già sul mercato.

Non sono mancate le bocciature, come per un integratore a base di uova di un parassita intestinale dei suini. Effetto del nuovo regolamento, certo. “Ha aiutato, perché ha dato nuove prospettive per l’innovazione nel settore alimentare”, sottolinea Germini. Ma, insetti o meno “il settore dei nuovi alimenti resta molto vivace”, conclude Germini.

di Angelo Di Mambro

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