Alcuni ricercatori dell’Università della California di San Diego, il cui studio è pubblicato sulla rivista Plos One, hanno sviluppato un test sul sangue che aiuterà a prevedere quanto l’alcol, assunto dalla madre in gravidanza, abbia danneggiato il bambino. In questo modo sarà più facile predisporre degli interventi mirati per migliorare la salute di neonati e bambini esposti all’alcol prima della nascita.
Lo studio
La sindrome feto-alcolica può danneggiare lo sviluppo del bambino e avere conseguenze di lunga durata. Può provocare dei cambiamenti fisici, come un cranio più piccolo, con conseguenti difficoltà nell’apprendimento e comportamentali. Lo studio ha coinvolto 68 donne in Ucraina e i loro figli. I ricercatori hanno eseguito prelievi di sangue ad ognuna delle donne nel secondo e terzo trimestre di gestazione, raccogliendo anche informazioni sulla loro salute e sui consumi di alcol, e hanno esaminato anche i nascituri. I risultati hanno mostrato che un’esposizione a livelli di alcol moderati o alti all’inizio della gravidanza provocavano significative differenze nelle molecole di microRna circolanti nel sangue materno, soprattutto nelle madri i cui figli hanno mostrato i segni fisici o neurocomportamentali dell’effetto dell’alcol nel primo anno di vita.
Spiega l’esperto
”I nostri dati indicano che il plasma materno può aiutare a prevedere gli effetti dell’alcol sul bambino e ad identificare chi è colpito dai vari disturbi riportabili ai disordini feto-alcolici, difficili da diagnosticare”, commenta Rajesh Miranda, uno dei ricercatori. Non tutte le donne che consumano molto alcol in gravidanza hanno figli che mostrano chiaramente i segni della sindrome feto-alcolica. Il prossimo passo sarà ripetere lo studio su un campione più grande di madri e neonati per determinare se questi primi marcatori aiutano a prevedere gli effetti a lungo termine sul comportamento dei bambini esposti all’alcol.