Streptococco: epidemia prevedibile, i consigli dei pediatri

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Mamma, ho mal di gola. Normalmente la reazione è quella di dare al bimbo una caramella o un po’ di spray antisettico locale. Ma in queste settimane, complici le notizie sull’epidemia di casi di streptococco in Italia, una dichiarazione del genere equivale a lanciare un allarme in famiglia. Eppure, “questi fenomeni sono ciclici e ce li aspettiamo ogni 3-4 anni: le epidemie di morbillo, di varicella, di streptococco non ci stupiscono, sappiamo come affrontarle e sono anche semplici da spiegare: ogni volta che si verificano, i bambini si ammalano, producono anticorpi protettivi, e per qualche anno non se ne sente più parlare. Poi è la volta dei nuovi nati, e il fenomeno si ripresenta. In più, negli ultimi 3 anni siamo stati ‘protetti’ dalle misure anti-Covid. Ma non è qualcosa di cui preoccuparsi: basta sapere cosa fare”, dice a Quotidiano Sanità Antonino Reale, pediatra dell’Istituto per la salute del bambino e dell’adolescente dell’ospedale Bambino Gesù (OPBG) di Roma.

La situazione: epidemia sì, ma prevedibile.
“In questi giorni obiettivamente stiamo assistendo a un ricorso più massiccio al pronto soccorso da parte di genitori preoccupati per la febbre alta dei bambini – racconta – una situazione che andrebbe gestita rivolgendosi ai pediatri del territorio e non all’ospedale. Ma le notizie lette su web e giornali stanno allarmando mamme e papà, impauriti che il loro bimbo possa aver contratto lo streptococco e possa andare incontro” alla scarlattina o “alle temute complicazioni”. Non bisogna entrare nel panico, indica il pediatra. Ci sono situazioni in cui è obiettivamente indicato eseguire un tampone per ottenere una diagnosi differenziale, “essendo le faringo-tonsilliti da streptococco beta emolitico di gruppo A (SBEGA) le uniche che richiedono un trattamento antibiotico. I sintomi da tenere sotto controllo sono febbre alta, mal di gola forte, ghiandole sotto-mandibolari gonfie, presenza di essudato sulle tonsille, palato infiammato. Tutti segnali che un pediatra esperto coglie e prende in considerazione per affermare che c’è un sospetto di streptococco. In quei casi bisogna procedere con il tampone”. Qui sorge un problema, secondo Reale: “I genitori ormai vanno in farmacia, acquistano ed eseguono il tampone rapido a casa, non sapendo che il test va fatto in un certo modo: bisogna utilizzare l’abbassa-lingua, strofinare bene il tampone sulle tonsille…è qualcosa che difficilmente le mamme e i papà riescono a fare correttamente. E quindi spesso escono fuori falsi negativi. Meglio rivolgersi a un operatore sanitario”, consiglia.

In farmacia boom di richieste di tamponi

Le farmacie italiane confermano questo trend: “Abbiamo assistito a un aumento della richiesta di tamponi per lo streptococco man mano che la patologia influenzale si è andata diffondendo – afferma Marco Cossolo, presidente di Federfarma – molte farmacie hanno messo a disposizione questo servizio, memori dell’esperienza fatta durante il Covid-19. Naturalmente non si tratta di una mole simile di test, ma è un’opportunità in più per i cittadini. Penso che bisognerà fare anche un lavoro con il ministero per stringere dei protocolli d’intesa in questo senso, poiché il cittadino si è ora abituato a utilizzare questi strumenti, sicuramente utili per evitare l’impiego di farmaci antibiotici laddove non necessario ed evitare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza”.

Tampone positivo: cosa fare

Se il risultato è positivo, nessun allarme: “Abbiamo a disposizione 5 giorni per iniziare la terapia con amoxillicina, l’antibiotico di scelta in quanto l’80% degli streptococchi è resistente agli antibiotici appartenenti alla classe dei macrolidi (tipo la claritromicina o l’azitromicina) che quindi vanno evitati”, spiega Reale. Purtroppo il mal di gola è uno dei sintomi più frequenti nei bambini, quando si ha un’infezione delle alte vie respiratorie e, nella maggioranza dei casi, ha un’origine virale e non necessita di antibiotici. Solo in 3 bambini su 10, il mal di gola è causato dallo streptococco di gruppo A. La terapia può abbreviare e attenuare il mal di gola – indicano gli esperti dell’OPBG – ma ha principalmente lo scopo di prevenire le complicanze, come la malattia reumatica, la glomerulonefrite acuta post-infettiva o la PANDAS (dall’inglese Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections, vale a dire disturbi neuropsichiatrici infantili autoimmuni associati a infezioni da streptococco), caratterizzate dalla comparsa di un disturbo ossessivo-compulsivo associato o meno a tic. “Tutte situazioni molto rare – conferma Reale – che però spaventano e sono anche imprevedibili”.

Le complicazioni
La malattia reumatica, che si presenta con febbre, dolori e gonfiori articolari e che può coinvolgere il cuore, si manifesta dopo un’infezione da streptococco beta-emolitico di gruppo A. Colpisce con maggiore frequenza i bambini fra i 5 e i 15 anni, mentre al di sotto dei 4 anni è rara. Per garantire la prevenzione della malattia reumatica, la terapia antibiotica deve essere iniziata, appunto, entro 5 giorni dall’inizio del mal di gola. Quindi non si deve avere fretta: per iniziare l’antibiotico, possiamo aspettare tranquillamente il risultato del tampone.

I portatori sani
Da ricordare ai genitori, aggiunge Reale: “Esiste un’alta frequenza di bambini portatori sani di streptococco. Se eseguissimo tamponi durante tutti i mesi, ogni bambino risulterebbe portatore asintomatico 2-3 volte l’anno. Se ad esempio ha una febbretta che va via subito, con del paracetamolo: è possibile che sia streptococco. Il batterio è presente nella gola di una percentuale di bimbi tra il 5 e il 20% senza causare una vera e propria infezione. In questi bambini la terapia è completamente inefficace. Per questo, non ha senso trattare un bambino con tampone positivo, ma senza sintomi (quindi senza mal di gola e senza febbre). Per la stessa ragione, è altrettanto futile eseguire un tampone alla fine della terapia antibiotica”.

B.D.C.

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