Empatia: si costruisce anche con gli abbracci della mamma

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Più si dimostra amore al proprio bambino con carezze, abbracci e contatto fisico, più si avrà un adulto gentile ed empatico. Lo indica lo studio dell’Interdisciplinary Center Herzliya, in Israele, pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas.

Più di 20 anni fa, i ricercatori israeliani hanno iniziato a studiare l’impatto sui neonati del tempo trascorso a contatto fisico con le loro madri. Gli studiosi hanno poi seguito per due decenni questi bambini, nati tra la metà e la fine degli anni ’90. I dati più recenti, relativi a quasi 100 giovani adulti, mostrano che il contatto materno ricevuto anni fa  e consolidato nel tempo ha avuto un impatto misurabile sul funzionamento del cervello decenni dopo e sulla capacità di entrare in empatia e relazionarsi con gli altri.

“Cio’  che la vicinanza corporea ha fatto – evidenzia l’autrice dello studio – è stato consentire alle madri e ai bambini di essere più in sintonia gli uni con gli altri durante i 20 anni del loro sviluppo. Quella sincronia, a propria volta, ha sensibilizzato il cervello a essere maggiormente in grado di entrare in empatia con le emozioni degli altri”.

Lo studio ha incluso neonati sani nati a termine, prematuri che sono stati in incubatrice e per almeno un paio di settimane non hanno potuto avere un contatto fisico con le loro mamme e più stabili, per cui le cui madri si sono impegnate a a un contatto pelle a pelle (canguro-terapia) per un’ora al giorno per almeno 14 giorni consecutivi. In particolare, in questo terzo gruppo di bambini il calore materno ha preso il posto dell’incubatrice per le ore dedicate.

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