L’esposizione al paracetamolo in età prenatale, è risultata associata nei maschietti a sintomi tipici dell’autismo e, sia per i maschi sia per le femmine, a disturbi da iperattività e deficit dell’attenzione. L’assunzione di paracetamolo durante la gravidanza, quindi, potrebbe non essere del tutto innocua, come si riteneva fino ad oggi. Lo rivela uno studio spagnolo pubblicato sull’International Journal of Epidemiology e condotto da Claudia Avella-Garcia del Centre for research in environmental epidemiology (Creal).
Lo studio
Gli esperti hanno considerato oltre 2.600 coppie mamma-bimbo ed hanno chiesto alle donne di dire se e quanto paracetamolo avessero assunto in gravidanza, dividendole tra coloro che non l’hanno mai assunto, coloro che lo hanno assunto saltuariamente e quante, infine, lo hanno preso con regolarità per le prime 32 settimane di gestazione.
I bambini sono stati valutati con diversi test psicologici all’età dei 5 anni ed è emerso che se le mamme avevano assunto paracetamolo specie in modo persistente durante la gravidanza, i maschietti erano più a rischio di manifestare alcuni sintomi tipici dell’autismo.
Per entrambi i sessi è risultata un’associazione tra esposizione a paracetamolo in età prenatale e deficit di attenzione, impulsività, velocità di elaborazione di informazioni. Sembra possibile, dunque, che il paracetamolo, che agisce sui recettori cannabinoidi nel cervello, influenzi lo sviluppo neurale del piccolo.