Malattie neurodegenerative: i possibili effetti dei polifenoli

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L’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione mondiale ha inevitabilmente comportato un maggior coinvolgimento del cervello nei processi di invecchiamento e una più elevata incidenza di malattie neurodegenerative determinando sfide sempre più significative per la salute pubblica. 

In questo contesto, le piante medicinali, utilizzate da molto tempo, emergono come risorsa preziosa perché vantano elevate concentrazioni di molecole benefiche tra le quali spiccano i polifenoli.

In effetti, è ampiamente documentata l’efficacia di tali composti, presenti in svariate fonti naturali, nel contrastare diverse patologie cerebrali. Ciò è reso possibile grazie ai loro effetti neuroprotettivi che agiscono con diverse modalità. Innanzitutto, i polifenoli dimostrano una notevole capacità di superare la barriera ematoencefalica consentendo un’azione diretta a livello cerebrale e, inoltre, contribuiscono all’eliminazione delle specie reattive dell’ossigeno e promuovono la chelazione degli ioni metallici, fattori chiave nell’insorgenza di patologie neurodegenerative.

I polifenoli permettono anche di aumentare la concentrazione di fattori neurotrofici influenzando direttamente i recettori di membrana di tali fattori. Questa interazione modula e attiva intricate cascate di segnalazione che favoriscono la plasticità neuronale, la sopravvivenza e la proliferazione cellulare.

Il risultato è un miglioramento della capacità di apprendimento, della memoria e delle funzioni cognitive.

Inoltre, è importante sottolineare che il consumo di polifenoli non si accompagna a gravi effetti collaterali e ciò contribuisce a rendere questa via terapeutica ancora più promettente.

Molecules. 2023 Jul doi: 10.3390/molecules28145415

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