E’ carenza di ferro per una persona su tre nel mondo, con o senza anemia. Affaticamento, pallore, fragilità alle unghie, perdita di concentrazione, irritabilità e in alcuni casi anche picacismo, cioè il desiderio di ingerire cose non commestibili, sono i sintomi.
Durante la vita fertile, quasi una donna su tre soffre di carenza di ferro, principalmente associata alle perdite eccessive di sangue dovute a un ciclo mestruale abbondante, condizione con cui deve fare i conti il 10-30% dell’universo femminile. Lo stato anemico, se importante e prolungato, raddoppia il rischio di parto prematuro e triplica per il bambino il rischio di basso peso alla nascita. Può perdurare anche dopo il parto e aumentare il rischio di depressione post partum, ansia e insufficienza primaria di lattazione.
In media, il 40% delle future mamme inizia una gravidanza senza adeguate scorte di ferro e il 90% non assume sufficiente ferro durante la gestazione. Il problema, però, è legato anche alle malattie cardiache. “Il 50% dei pazienti affetti da scompenso cardiaco ha una qualche forma di carenza di ferro – dice Maurizio Volterrani, primario di Cardiologia all’Irccs San Raffaele Pisana di Roma – La carenza di ferro aumenta il rischio di mortalità di oltre il 40%, causa un peggioramento della qualità di vita e riduce di oltre il 10% la capacità di esercizio fisico che è invece fondamentale per mantenere in buone condizioni la funzionalità cardiaca”.