Vaccini: per il Rapporto Prevenzione 2015 la parola chiave è chiamata/promemoria

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shutterstock_186335381La Fondazione Smith Kline ha presentato a Roma, presso l’Aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità, il suo Rapporto Prevenzione 2015 che mira a misurare le strategie per aumentare la copertura vaccinale nell’ambito di una valutazione delle “Buone pratiche per la prevenzione” in Italia. Al primo posto, lo strumento più valido per rendere più consapevole e responsabile la popolazione è risultato essere la chiamata/promemoria tramite la quale l’individuo può essere sempre informato su quando effettuare i vaccini nelle varie età della vita. Per migliorare la copertura vaccinale occorre anche agire sull’educazione della popolazione con informazione diretta ai genitori, con strumenti legali come l’obbligo vaccinale, sulla riduzione dei costi e sulla gratuità delle vaccinazioni offerte.

“I metodi di richiamo possono avere un valore importante nel ricordare che è il momento di sottoporsi ad una vaccinazione”, spiegano Antonio Ferro della Direzione sanitaria Ulss 20 Verona e Massimiliano Colucci della Scuola di Specializzazione in Igiene e medicina preventiva, Università di Padova. “Due revisioni della letteratura scientifica che hanno valutato gli studi in questo settore dimostrano che chi viene coinvolto con un approccio di chiamata/promemoria mostra una maggior probabilità di vaccinarsi o di rispettare le scadenze del calendario vaccinale con un incremento complessivo medio del 5-20%”.

I risultati, ovviamente, non sono gli stessi a tutte le età e per tutte le vaccinazioni. Se esistono risultati soddisfacenti per le classiche vaccinazioni pediatriche, si arriva addirittura ad un incremento del 17-26% quando si parla di vaccinazione pediatrica per l’influenza. La percentuale di crescita è invece molto variabile per lo pneumococco e l’antitetanica nell’adulto (negli studi si va dal 2 al 27%), mentre sale di molto quando occorre ricordare la vaccinazione preventiva per l’influenza, con una crescita che può arrivare anche al 47%. Secondo gli esperti, permane invece la difficoltà al coinvolgimento degli adolescenti, che rappresentano una fascia “critica” per le coperture vaccinali.

Sul fronte degli strumenti da impiegare per queste tecniche, che hanno dimostrato di essere “evidence-based”, le ricerche si sono concentrate soprattutto sul sistema delle “lettere” inviate a domicilio, anche se pare che la modalità telefonica, con il diretto contatto tra operatore ed assistito, possa dare risultati migliori. Ci sono però le prime evidenze sugli effetti positivi degli SMS di richiamo, mentre appare ancora limitato il valore dei social network e dei messaggi di posta elettronica. Infine, per quanto riguarda le preferenze dei genitori, il 58% preferisce ancora la classica lettera, ma cresce il valore degli altri strumenti. La telefonata viene apprezzata dal 17% degli utenti, contro il 13% della mail e l’11% dell’Sms.

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